Sono in molti a credere al concetto di fortuna e sfortuna che, se da una parte implica una certa casualità in ciò che avviene, dall’altra non esclude che sia tutto predestinato, cioè deciso a priori, non si sa bene da chi.

Nonostante un vecchio detto citi testualmente “Non si muove foglia che Dio non voglia”, come spiegare allora le terribili afflizioni che esistono al mondo? Davvero c’è una volontà divina dietro la cattiveria umana? Che ruolo ha nella vita umana il libero arbitrio?

Tutto, in quest’universo manifesto, esiste all’insegna della dualità (secondo la filosofia Yoga il dualismo tra Io finito e Coscienza Infinita). Nelle precedenti domande ci sono due aspetti da tenere in considerazione: l’inesorabile legge di causa ed effetto, e l’imperscrutabile aiuto (intuito) della Coscienza.

Se fossimo in grado di seguire a ritroso l’intera catena di cause e concause che hanno preceduto e formato il presente che stiamo vivendo, saremmo certamente in grado di verificare e apprezzare l’assoluta equanimità e benevolenza che contraddistinguono la volontà divina.

Essendo (secondo lo Yoga) la nostra coscienza, una replica in miniatura o un frammento della coscienza divina, ci è stata “delegata l’amministrazione” di una piccolissima parte della volontà divina, cioè quella che ci riguarda individualmente. Un compito alquanto complesso da gestire (per la limitata mente umana).

Inoltre alcune funzionalità della nostra mente sono state “disabilitate” per permetterci di sostenere il peso di tale responsabilità: pensate, infatti, a cosa potrebbe accadere se, per investigare il motivo delle nostre sofferenze attuali, potessimo ricordare tutte le nostre incarnazioni precedenti. Diverremmo ossessionati con il voler continuamente guardare le repliche dell’interminabile serie televisiva del nostro passato, e dunque saremmo impossibilitati a fare qualsiasi cosa utile nel presente, l’unica dimensione in cui si può costruire il futuro che auspichiamo.

Se ci fidiamo della benevolenza divina, che è insita anche nella legge di causa ed effetto, non importa sapere il perché stiamo soffrendo o gioendo, poiché accettiamo entrambe come esperienze, comunque transitorie, che ci aiutano a crescere interiormente e accelerare la piena realizzazione della nostra coscienza.

Ben vengano dunque le sfide, perché il tempo passa inesorabilmente veloce, e ogni opportunità di lotta e coesione ci tempra e purifica lo spirito, facendoci vivere pienamente, utilizzando cioè questa nostra incarnazione per quello che dev’essere: uno strumento per liberarci, non per incatenarci ulteriormente!

Maya è come un labirinto di specchi. La meditazione e la pratiche yogiche, il servizio e il sacrificio sono i martelli in grado di frantumarli. In tale processo graduale, verranno rivelati i raggi di quella luce divina che ci guida verso la Coscienza, distruggendo all’istante ogni illusione, trascendendo la dimensione temporale nell’abbraccio con l’Infinito.

Dada Ganadevananda