Fra le tante sensazioni mentali che colorano l’espressione umana, ne esistono due che sono difficili da sopprimere: la rabbia e l’affetto. Facilmente rilevabili dall’esterno (sia per le particolari contrazioni dei muscoli facciali, sia per il cambiamento del tono della voce), esse influenzano molto la qualità della nostra vita.

Sarebbe troppo facile giudicare l’una negativa e l’altra positiva. Prima di tutto bisogna accettare il fatto che entrambe esistono, fanno parte della nostra natura e sono quindi necessariamente utili al nostro progresso. In secondo luogo, pur rappresentando esternamente gli estremi opposti della repulsione e dell’attrazione, dell’ostilità e della benevolenza, in realtà spesso celano una diversa motivazione ed effetto.

La rabbia e l’affetto tendono entrambi a limitare il potere razionale della mente: iniettando un forte pregiudizio o parzialità (che falsano la percezione della realtà), ci impediscono di considerare le situazioni con equilibrio e saggezza.

Quando non coinvolti direttamente nelle dinamiche delle vite altrui, non è difficile notare le forti e inspiegabili irrazionalità e ingiustizie causate dal ‘troppo’ affetto. Avere a che fare tutti i giorni con i bambini, mi offre ampie opportunità di osservare atteggiamenti da parte dei genitori di estrema difesa dei propri figli, a prescindere dal comportamento di questi ultimi. Sono anche però un diretto osservatore delle inevitabili conseguenze disastrose di questa difesa ad oltranza, che produce l’effetto contrario al benessere di bambini, genitori ed educatori.

La difesa ad oltranza di chi si ama, è a volte causata dall’infondata paura di poter perdere l’affetto dei propri figli (o persone a noi care), evitando così la strada dolorosa di un opportuno rimprovero. Ovviamente nessuno ama essere rimproverato, ma esiste in noi esseri umani una innata consapevolezza di ciò che è giusto e di ciò che non lo è, e tale consapevolezza predispone ognuno ad accettare i rimproveri quando questi sono giustificati e motivati dalla benevolenza.

Shrii Shrii Anandamurti ha saggiamente detto che si può punire solo nella misura in cui si ama!
Non è bello vedere la faccia arrabbiata o la voce alterata di qualcuno che se la prende con noi per ciò che abbiamo fatto (o non fatto). Non è piacevole nemmeno doversi arrabbiare in prima persona. Ci sono però circostanze in cui non solo ciò è utile e giustificato, ma anche fortemente necessario.

Per non essere fuorviati dagli effetti deleteri della rabbia e dell’affetto, serve dunque intuire o valutare bene la motivazione dietro ogni parola e azione (nostre e degli altri), e modulare la risposta di conseguenza: Bisogna sempre ricordare che nessuno è perfetto, e che ciò che conta è lo sforzo nel cercare di migliorarsi.

Dada Ganadevananda