Lo sviluppo dell’intelletto è la grande differenza evolutiva che ci distingue dalle altre forme di vita prettamente istintuali, in cui la gratificazione sensoriale è l’unica propensione e meta dell’esistenza. Infatti, a differenza degli animali, siamo in grado di controllare la nostra reazione quando vediamo qualcosa che istintivamente ci attrae. Ciò avviene grazie alla presenza e azione del nostro intelletto.
L’intelletto però è solo il primo gradino, l’inizio dell’accelerazione evolutiva degli esseri umani. Grazie ai nostri intensi conflitti psichici, siamo in grado di sviluppare l’intuizione, quella capacità di sintesi che si estende oltre il raggio di azione dell’intelletto e del semplice senso della propria esistenza.
Shrii Shrii Anandamurti equipara l’intuizione al risveglio della kuńdalinii, anzi dice che le due cose sono indistinguibili. Elevare la kuńdalinii attraverso lo scontro psichico e la pratica intuitiva (la pratica yogica) significa, infatti, sviluppare l’intuizione (nella filosofia dello yoga la kundalinii è un’energia latente alla base della colonna vertebrale. Grazie ad una intensa e costante pratica yogica, è possibile risvegliare tale energia e farla risalire lungo la spina dorsale fino a raggiungere la ghiandola pineale. Lungo il percorso di “risalita”, la kundalinii attraversa dei particolari centri energetici conosciuti come cakra, permettendo all’aspirante spirituale di sperimentare profondi stati di beatitudine)
Le persone che hanno un intelletto poco sviluppato sono per lo più guidate dai propri istinti e desideri di gratificazioni sensoriali. Chi invece ha sviluppato maggiore intelletto, attraverso l’attenta scelta del proprio oggetto d’ideazione (cioè di pensiero o contemplazione) e di analisi intellettuale, inizia a muoversi verso la Coscienza.
È dunque importante comprendere che l’incontrollata corsa fisica e psichica verso gli oggetti della realtà esterna che ci circonda (e dei bisogni materiali che essa prospetta), inibisce la sottile ideazione e la percezione spirituale del nostro essere.
Però è risaputo (ed assodato!) che ogni sfida è potenzialmente anche un’opportunità di sviluppo, ed è proprio attraverso quello sforzo nel controllare e sublimare le nostre tendenze materialistiche che possiamo accrescere e raffinare l’intuizione, cioè la consapevolezza di noi stessi e della nostra missione esistenziale.
Dada Ganadevananda